(Davide)

Ah, se il re mi ordinasse di apparirgli davanti
di nuovo: il peso della sua tristezza
spremerebbe canti come lenti
oli dorati dal frutto caduto
del mio tempo trascorso.
O vorrei stargli ancora a fianco e porgergli
la spada per il combattimento,
ma restando un po’ indietro, io più leggero,
nello splendore pieno
della fitta battaglia.
O ancora: sognare che mi mandi
all’ultimo confine del reame
per prelevare dall’harem
del più remoto sceicco una schiava.
E per notti stellate vorrei
sul cammello regalmente bardato portare,
quasi incorporea l’anima di lei,
su suo comando.

Rainer Maria Rilke, Parigi estate 1909


Ah, se il re mi ordinasse di apparirgli davanti
di nuovo:
E’ un Uria strano, quello che si incarna come nel dormiveglia tormentato di Davide, è un Uria incarnazione del suo senso di colpa, che torna a vivere in un inutile desiderio di auto emendazione, nel vano tentativo di riscrivere una storia di colpa e dolore. E così Uria, evocato nell’affanno, appare nuovamente al cospetto del suo Re.
il peso della sua tristezza
spremerebbe canti come lenti
oli dorati dal frutto caduto
del mio tempo trascorso.
E Uria la vittima si preoccupa di lenire la tristezza del suo Re che sa comporre meravigliose melodie sulla Cetra, un re che spreme il canto come il succo oleoso di un frutto troppo maturo che invischia chi non sa più vivere, se non in compagnia dei suoi spettri… E così c’è bisogno che sia Uria a lenirgli la tristezza, a spremergli il vano canto, lui, il Re unto, ha ora bisogno di olio nuovo di consolazione.
O vorrei stargli ancora a fianco e porgergli
la spada per il combattimento,
Ma Uria è un soldato, non un cortigiano molle da banchetti e danze al suono della cetra, per cui apre nuovi scenari di battaglie e fedeltà sul campo, quel campo dove in verità è stato inviato per una morte decisa e pilotata. In fondo Uria è lo scudiero che, in un meraviglioso ribaltamento, offre la spada ad un re coraggioso e franco che difende i suoi uomini, prima di farsi difendere…
ma restando un po’ indietro, io più leggero,
nello splendore pieno
della fitta battaglia.
Uria sembra saperlo, il suo Re è un uomo grande, bisogna proteggerlo anche alle spalle rimanendo leggeri di armi perché più agili nella battaglia fitta. Invece quel giorno fu deciso che fosse lui in prima fila in quell’attacco, armato di pesante, senza splendore pieno, ma con un destino deciso da una lettera di morte. Ma il re, nel suo recupero, lo vede indietro nelle fila, quasi disarmato, al riparo dalle prime frecce…
Se Uria non morisse… se non fosse in prima fila, se quella lettera non ne segnasse il passo dentro ad uno splendore pieno, quello della sua donna

Bella…
O ancora: sognare che mi mandi
all’ultimo confine del reame
per prelevare dall’harem
del più remoto sceicco una schiava.
Altro compito si prende Uria, quello del Vassallo che va a recuperare una donna remota per il suo Signore… Meraviglioso il suo sognare che questo avvenga: il Re, che ormai non può più null, immagina il piacere del suo soldato nel farlo felice, nel pregustare la sua gioia quando gli porterà una schiava bella e sottomessa.
Non sa il povero Uria che quel gesto l’ha fatto veramente, gli ha lasciato la sua sposa… E’ il suo talamo l’harem da cui inconsapevolmente ha prelevato una donna al suo signore… Davide vacilla, si macera nella sua colpa, vi impazzisce dentro: ha bisogno della gioia di Uria nel consegnargli una schiava qualunque, ha bisogno di vederlo felice mentre gli porta una donna per il suo piacere…
E per notti stellate vorrei
sul cammello regalmente bardato portare,
quasi incorporea l’anima di lei,
su suo comando.
E per amore del Re Uria, l’ittita, diviene Eunuco, eunuco per il Regno, il Regno di un Re ingiusto.
Davide capisce che ha bisogno di nutrirsi di quella lunga cavalcata di rispetto lungo notti stellate, in cui lo scudiero vegli sulla nuova donna del re e non la sfiori… Solo custodia per la donna del Re, e su quel cammello Uria l’Ittita carica un’anima, non vede più il corpo di lei… In quale bagno, lo stesso bagno di Betsabea, Uria ha lasciato il corpo di quella donna perché non lo seduca? Un’anima incorporea, aveva un’anima incorporea, la donna che mi ha portato il mio Uria, forse è stato aiutato da questo… In ogni caso lui c’è riuscito a custodirla intatta su mio comando… Su mio comando, che suono sinistro queste parole in questa notte dove io so di non aver rispettato la sua di donna… Notti stellate in cui un guerriero è divenuto Eunuco per il Mio Regno… Un Regno ingiusto, ma lui non lo sapeva….