“Stasera è silenzio, la farsa si è spenta e ancora non comprendo come le mie sorti siano cambiate così in fretta, io il Matricida, assolto dal Consiglio degli Anziani, una comunità di pari che si pone al servizio della mia assoluzione….
Chiudo gli occhi in questo mio strano giaciglio, che non avevo previsto…. Ero certo che in carcere , stasera, pareti più ruvide mi avrebbero accolto….
Ma il voto della Signora della Mente, Atena, ha influito sulla mia bilancia e in pochi istanti la mia sorte ha conosciuto la parola “bene”, il giudizio ha tinto di buono anni che io stesso stento a decifrare. La rivedo, seduta sul suo scranno, e poi in piedi sempre con la sua civetta in braccio, dignità pura di una ragione bianca che non conosce l’ombra del cuore travagliato ed il tormento del sentimento folle… Così ancora mi chiedo perchè ora io sia un uomo libero e le voci finalmente abbiano iniziato a tacere…. quelle voci, le Erinni… anni di grida silenti, quelle voci tanto simili a un verso sinistro di civetta nella notte, quelle voci che dentro hanno preso una forma, il mio dolore ha preso le vesti, le chiome, i mantelli di dee fatte solo di rabbia…
Ripercorro ogni istante e so che le incontravo ovunque, di sera rientrando da un trivio, di giorno nelle piazze assolate… se baciavo una donna,poi nella mia solitudine, sciolto da quell’abbraccio, rivedevo i loro capelli che scoprivano fronti dolenti e mandavano un grido soffocato… le vedevo anche quando gli amici, con me, non le vedevano affatto, soprattutto le sentivo di notte, un sussurro perverso e strisciante, al pari di neri serpenti, insinuarsi nei mie vuoti di senso, perversione di serpe con strida d’uccello. C’eri già Atena, Buona Mente, al mio fianco, già parlavi di Senso e di possibile Ragione nel mio folle gesto?… Non so, io solo mi chiedevo perchè, perchè avevo ucciso mia madre…. Mia madre…. E come era bastato che me lo avesse chiesto Apollo, lui Febo, il dio della luce?
Ma quale dio può chiedere che si tolga la “luce” alla propria radice, per vendetta di un’oscura catena?
La risentivo, mia madre nelle sue ninne nanne, non mi bastava saperne i misfatti, rivedere anche il volto del suo amante adorato, pensare cosa aveva fatto a mio padre per decidere di quella sua fine…. Così le dee della rabbia, o meglio le serve del mio personale Rimorso, mi portano dinanzi a questo tribunale strano. Chi siete,o anziani diversi, mi verrebbe da chiedervi, vi guardo…. Voi siete i ministri del giusto…. Dovete decidere se un uomo possa interrompere il legame del sangue, dovete intuire se il mio esempio sarà monito o avvallo per le pulsioni violente della città di questa città, che ha il nome della vostra Signora, Atene… Mi guardate, sono seduto al centro della vostra visuale…..E’ facile capire come il mio sguardo non possa sostenere i vostri: non mi sento in colpa verso di voi, questi lunghi anni di tormenti mi hanno ben insegnato che ognuno di voi potrebbe stare al mio posto, ma io ormai sono “colpa” e questo mi cambia di fronte a qualsiasi uomo, cambia i rumori delle mie notti, cambia le luci dei miei giorni, cambia ogni gli sguardi di ogni mia relazione, cambia i silenzi con cui posso capire chi ho di fronte… e ora ho le Erinni:
Sono loro le mie accusatrici
sedute ad un posto d’onore,
che latrano forte i misfatti
di cui non ho più alcuna traccia,
ma solo dettagli di cuore…
Mi narrano, e tornano indietro…
le ascolto, già Apollo interviene.
Si sente parlare la Mente,
la dea tutta parto di Padre,
Atene diviene regina,
influenza anche i vostri pensieri…
Lei sola ha le chiavi del senno,
le vie per convincer la mente…
E dunque votate vicini,
uguale responso e decoro …
ma deve spiegare il mio agire
ancora la Fulgida Mente….
Sostiene che è colpa minore,
perchè non ho ucciso mio padre,
ma solo una veste di madre…
La madre, ricorso ad un nome,
Atena conosce quel suono,
ma non può sapere il calore
di stare in abbracci materni,
che fuoco diverso sia il cuore
che manca al dominio di un padre….
E vota, mi assolve la Dea
e chiede alle Erinni un corteo
in cui si trasformino in bene
e mostrino un volto accogliente,
Eumenidi per ogni ateniese,
non solo per colpa minore,
la mia che risulta affrancata….
Mi chiedo tremando stasera
se è vero che uccidere il padre
sia fuoco peggiore del mio,
che ha estinto la madre di terra.
Io oggi ho sentito che il padre
ci germina dentro nel seme,
la madre nutrice è una culla…
Più facile forse negarla,
o forse impossibile toglierla,
ma è il seme che non va corrotto,
il Padre che dona esistenza,
pensiero coerente tra pari,
gli stessi che mi dicono degno
di avere ogni onore sommato.
Il padre, che ho perso comunque,
ma che non ho ucciso per nulla,em>
mi lascia resistere al tempo,
a colpe che tolgono pace…
Il padre, intatto ricordo,
mi premia cambiando quei gridi,
in voci ora bene-dicenti….
Mi ascolto: né padre, nè madre,
in fondo ora un triste destino,
ma anche una dolce conferma:
sapermi più libero ora,
con donne dal volto benigno,
che narrano nuove giustizie
in fatti che rimangono tali.
Che cambia, mi chiedo stranito?
Mi cambia quel tenero centro,
di un padre che sana il pensiero,
di un padre che non solo degno,
riporta qui fuori il mio zelo.
E vivo, o Areopago gentile,
per uomini di varia statura….