Hai sognato, Giuseppe,
sognato di un bambino
che poi ti sarà tolto
in zelo d’obbedienza
a fargli il giusto posto.
Credevi d’esser padre
secondo la Promessa
di tempi, luoghi ed anni
che avresti poi capito,
più giusti e tanto aperti,
in luoghi da mostrare,
in spazi soddisfatti
di chi si sente padre,
orgoglio di quel seme,
bagagli da eternare
in un progetto nuovo
che un figlio deve avere.
Invece l’incertezza
del Suo disegno strano,
saggezza fatta d’angeli
che parlano nei sogni:
“Tuo figlio sarà altro,
i tempi sono terra
che non puoi calpestare,
saranno solo strada
per passi che non sai,
decisi in un Altrove
che ti sorride strano,
in versi di vagito,
in stretta di manine,
in grida di bambino,
in giochi adolescenti,
in sguardi da ragazzo,
in pialla d’uomo adulto
come qualsiasi cosa
che sia da completare.”
Ti han tolto quel tuo orgoglio
di padre primogenito,
che sa che può decidere
la trama e poi l’ordito
di vita di quel Figlio
che viene da lontano.
Ti toglieranno ancora
la sola sua visione
che lega la sua vita
al tuo saperlo amare
volendolo toccare…
Ti lascia il tuo Gesù,
sapendo che c’è un sogno
che vi racchiude ancora:
non più materia e terra,
ma Cielo ed altro legno
che lo vedrà morire.
Lo lasci, deve andare,
si spezza quel tuo cuore
bagnato di speranza
che il legno è sempre uguale…
e non tradisce il Cuore!